L'etichetta a semaforo sugli alimenti è spinta dalle multinazionali. Vero vantaggio per i consumatori o inganno commerciale?
Le multinazionali spingono per introdurre l'etichetta a semaforo sugli alimenti. Ma serve veramente o è una mossa promozionale verso i loro prodotti?
Cos'è l'etichetta a semaforo
L'etichetta a semaforo è un sistema di etichettatura degli alimenti introdotto dalla Gran Bretagna e oggetto di molte discussioni anche nel resto d'Europa.Si tratta di colorare con i colori verde, giallo e rosso (quelli del semaforo appunto) i valori nutrizionali relativi alle calorie del prodotto, al contenuto di zuccheri, grassi, grassi saturi e sale. L'obiettivo dichiarato dal governo inglese è quello di avvertire visivamente i cittadini riguardo ad un cibo che può essere dannoso.
Anche la Francia sta introducendo un sistema simile, dove però l'alimento è giudicato nel suo complesso in una scala da A ad E.
In Italia, è notizia di pochi giorni fa, le grandi multinazionali del food come Unilever, Coca-Cola, Nestlè, Danone, Pepsico stanno facendo grandi pressioni affinchè venga introdotta l'etichetta a semaforo anche nel nostro paese.
Il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina si è più volte dichiarato contrario al semaforo.
La motivazione è sempre la stessa, l’Italia considera questo sistema un elemento distorsivo del mercato, in quanto penalizzerebbe ingiustamente prodotti anche di ottima qualità del made in Italy, fra cui molte Dop e Igp.
Un grandissimo influencer
Il ministro Martina non ha tutti i torti, l'etichetta a semaforo influenza in modo incredibile gli acquisti dei consumatori. In Gran Bretagna l'effetto deterrente del semaforo ha portato a crolli nelle vendite dei prodotti con etichetta rossa e aumento dei prodotti con etichetta verde.Tutto da dimostrare è invece l'effettivo effetto benefico derivato dal colore verde rispetto al rosso, soprattutto considerando i principi su cui si basa l'etichettatura.
- Non viene considerata la frequenza d'utilizzo.
- Gli alimenti vengono giudicati sui 100g di prodotto, non sulla dose effettivamente utilizzata
- Si considerano solo grassi, sale, zuccheri e calorie e non gli altri 40 elementi che apportano effetti sull'organismo.
È forte quindi il sospetto che i semafori sulle etichette siano considerati una ghiotta opportunità commerciale per spostare i consumi alimentari verso alcune categorie di prodotti e che la necessità di tutela della salute dei consumatori sia una buona scusa per procedere in tal senso.
Prodotti italiani molto penalizzati
I migliori prodotti made in Italy bocciati dall'etichetta a semaforo |
Il Parmigiano Reggiano contiene circa il 25% di grassi, quindi è etichettato di rosso, così come la mozzarella di bufala campana.
E la Coca-Cola Light? Al posto dello zucchero utilizza edulcoranti, quindi poche calorie e disco verdissimo.
Certo, se bevi un litro di olio forse qualche problema ce lo avrai, ma da qui a dire che puoi bere edulcoranti (cancerogeni?) in qualsiasi quantità ma non utilizzare olio extravergine di oliva....
In un business complessivo da 570 miliardi di dollari l'85% dei prodotti DOP italiani sono bocciati da questa etichettatura.
La sensazione, acutizzata dalla pressione delle multinazionali, è che questa sia l'ennesima mossa favorita dall'Europa per boicottare i prodotti alimentari italiani.
La dieta mediterranea è la dieta riconosciuta più sana al mondo, ma molti dei suoi prodotti verrebbero etichettati in rosso, come sconsigliati dal punto di vista salutistico. Sono tutti prodotti naturali, non "composti", che nascono in questo modo e per questo non modificabili. Si può fare un olio senza grassi? Si può fare il Parmigiano senza latte o il Prosciutto di Parma senza sale? Ovviamente no.
I prodotti spazzatura delle multinazionali possono invece essere "modificati" a piacimento, perchè sono preparati assemblando decine di ingredienti. Quindi basta togliere lo zucchero (aggiunto) e mettere l'aspartame (aggiunto) che il semaforo diventa verde.
L'etichetta a semafono penalizza quindi tante nostre produzioni di qualità, ma risulterebbe essere la conseguenza di un altro, ben più grave elemento: l’introduzione di una ulteriore semplificazione che non aiuta a creare una coscienza critica nel consumatore.
Chi acquista i prodotti non potrà mai “formarsi” adeguatamene attraverso la lettura di simboli, codici o sigle che finiscono per essere un modo davvero ingannevole di raccontare il prodotto al consumatore.