Tornare indietro? Volentieri

Tornare indietro, nel senso di riavvicinarci alla natura, è solo una moda o può davvero essere la soluzione?
crescita sostenibile tornare indietro

Vi lascio alle ferie estive con questa domanda: tornare indietro, nel senso di riavvicinarci alla natura, può essere la soluzione per una vita sostenibile?
 
Sul blog culturale Rivistastudio, Francesco Longo ha scritto un post intitolato Tornare indietro, ma indietro dove? nel quale l’autore dell’articolo analizza la tendenza della società contemporanea a predicare una vita vicina alla natura, affermando che ciò può prendere “la forma di una diffidenza nei confronti della scienza e addirittura della medicina”.
Per Longo criticare la rivoluzione tecnologica, abbracciare la natura come negazione della frenesia contemporanea è dannatamente di moda.
E questa "moda" sarebbe evidente anche in ambito enogastronomico dove i supermercati fanno la corsa a riempirsi di prodotti biologici, vegetariani, ecologici.

Il punto di vista può essere interessante, sebbene a mio parere poco efficace nelle conclusioni.
Ma non mi sento di essere d'accordo.

Partendo proprio da quella parola, "addirittura" che mi sembra un po' fuori luogo proprio in questo periodo in cui ci stanno proponendo l'obbligo di vaccinazione come unica forma sanitaria di prevenzione.
Con una violenza politica mai vista prima, tale da far sospettare anche i più benpensanti che ci siano sotto interessi che vanno al di là della premura per i bambini sani.
 
Credo che la diffidenza verso la scienza sia una legittima espressione di libertà individuale, soprattutto quando è rivolta verso quella parte di scienza che si pone come unico obiettivo massimizzare il nostro potere di consumo, incurante degli effetti su ciò che ci circonda.
Una scienza che molto raramente si pone il problema delle conseguenze politiche che le innovazioni possono portare (consiglio a tutti una lettura di Morozov sul potere di Internet).
E' stata la fiducia incondizionata nella tecnologia che negli anni cinquanta e sessanta ha introdotto la chimica industriale nell'agricoltura, con gli effetti che ancora oggi vediamo (Glifosato?).

Se l'idea per cui questo richiamo alle origini, alla natura, sia in forte espansione, e percorso anche da vari "gastrofighetti" per i quali l'importante è correre dietro alla moda del momento possa essere condivisibile, ciò che non viene colto nel post è quanto tutto ciò nasconda di modernità.

Oggi fare agricoltura bio è più facile perché c'è un sapere tecnologico che lo permette. 
Oggi in agricoltura si possono usare prodotti ecologicamente poco impattanti perché c'è un'industria dietro che sperimenta, fa ricerca, trova soluzioni eco-compatibili. 
Oggi essere vegetariani/vegani è possibile anche perché (e qui so di attirarmi critiche) viviamo in una società in cui possiamo fare delle scelte informate a proposito di cibo. 
Per farla breve: a me sembra tanto un salto in avanti, piuttosto che un ritorno all'indietro.
Ancora più se pensiamo che i ritmi attuali che abbiamo non sono sostenibili per il pianeta che ci circonda.

Con queste mie riflessioni il blog va in vacanza.
Ci vediamo a settembre con diverse novità in programma.

Buone ferie a tutti!!!!!